Devianza e criminalità
La devianza comprende un campionario di comportamenti (anche solo verbali) alterati rispetto ad uno standard di regole e di norme comunemente condivise ed accettate in una determinata società ed in un determinato periodo storico e culturale.
Per prima cosa, al di là del comportamento in se stesso, è da tenere in considerazione il contesto in cui esso si compie, poiché comportamento deviante può essere tale in una realtà e considerato accettabile in un’altra.
E’ da considerare poi che vi sono, in questa cornice, degli atti che prescindono dal contesto e dall’epoca, e che vengono sempre ed in ogni luogo considerati devianti o criminali, come l’omicidio, il furto, l’incesto.
La sanzione è uno degli strumenti di cui una società si serve per esercitare un certo grado di controllo sui singoli. Essa agisce favorendo un certo livello di conformismo, utile per un buon funzionamento sociale.
Un comportamento deviante è quindi quello che va contro un sistema di norme e di valori. Ma cosa è la normalità e cosa intendiamo per norme e per valori?
Per definire la normalità ci rifacciamo in genere a diversi criteri: soggettivo, statistico, diagnostico, ideale.
La normalità, possiamo dire nel nostro caso, comprende dei comportamenti e delle concezioni che si rifanno a delle regolarità di un modello che si realizza nel corso del tempo in relazione alle consuetudini proprie di una società ed al sistema giuridico che ne regola, appunto, l’ordinamento. Qualsiasi sistema giuridico tende a preservare il bene del singolo e della comunità in generale.
Le norme ed i valori che ordinano una società comprendono quelle regole culturali e quei modi di agire ai quali gli individui appartenenti ad una determinata società, o ad un determinato gruppo, devono attenersi. Nel primo caso si tratta di norme di carattere generale (usi e costumi sociali, tradizioni, leggi, mode, valori etici…), mentre nel caso di gruppi o categorie si tratta di norme di carattere particolare (per esempio il codice etico dei medici).
L’uomo è un essere che si realizza compiutamente relazionandosi con gli altri nel mondo. Esso crescendo e maturando, in primo luogo si costituisce una Identità personale, ma parallelamente forma anche una Identità sociale, che concretizza la coesistenza ed il vivere insieme agli altri.
Per una buona formazione dell’Identità individuale sono necessari alcuni elementi, come un giusto equilibrio tra gratificazioni (rinforzi di un atteggiamento) e frustrazioni (inibizioni di alcune tendenze), un congruo esame di realtà, l’impiego dell’energia psichica secondo modalità e canali socialmente ed eticamente accettati.
La perdita dei confini dell’Identità personale caratterizza delle dimensioni devianti e criminali che si concretizzano in comportamenti di violenza collettiva.
Nel "bullismo", per esempio, come nelle violenze negli stadi, o nelle aggressioni da "gruppo selvaggio", difficilmente si agisce da soli: i comportamenti prevaricatori e violenti si concretizzano ad opera del gruppo, ed ogni singolo componente non svolge altro che un ruolo in definitiva imposto dagli eventi, che sfuggono al suo controllo diretto. In quel "luogo" il singolo diluisce i suoi confini insufficienti, si fonde con gli altri, che gli sono "pari", tanto nel pensare, quanto nel sentire, quanto nell’agire. La deresponsabilizzazione deriva allora come logica conseguenza del far parte di un organismo più grande, e quindi più forte, e quindi più difensivo. L’IO diventa NOI. Gli Altri restano al di fuori e divengono LORO.
Altre volte, invece, la motivazione nello scatenamento della violenza più strutturata, come quella delle bande delinquenziali, è possibile ricercarla nei bisogni di autoaffermazione e di aggregazione e di reciproco riconoscimento: In base all’abuso di sostanze stupefacenti, del ricorso alla violenza e della modalità di esercitare la loro delinquenza si appartiene e ci si riconosce come pari, come gruppo, come comunità definita e che definisce la personalità dei componenti.
Adattarsi ed adeguarsi ai modelli accettati dalla società è un comportamento che si realizza attraverso l’acquisizione di ruoli, ossia di quell’insieme di comportamenti attinenti ad un determinato status.
Possedere uno status e dei ruoli specifici e definiti consente all’individuo di essere un cittadino e di poter realizzare le proprie aspettative per il futuro.
Fornire ai cittadini i mezzi e gli strumenti per integrarsi fattivamente nella società. Ciò attua quella che si definisce “capacità sociale”, e nelle società occidentali la più importante determinante per una ottimale integrazione è l’occupazione ed il più importante fattore di successo nell’occupazione è l’istruzione nell’adolescenza, dove invece un mancato successo nelle attività scolastiche od occupazionali predispone maggiormente verso comportamenti devianti.
Una condotta socialmente ed eticamente accettata e condivisa assume un valore elevato in virtù della presenza di una possibilità di scelta e si caratterizza come tale solo se rapportata ad un sistema di regole e di norme assolute derivante da concezioni metafisiche, filosofiche o religiose. La scelta è presupposta dalla proprietà tipicamente umana del libero arbitrio e la correttezza di una scelta non può prescindere dal senso morale di ogni individuo.
La morale individuale è direttamente connessa alla formazione del Super-Io.
Mentre un funzionamento socialmente accettabile è connesso al controllo dell’istintualità.
Indubbiamente non tutti noi e non sempre agiamo secondo modelli comuni e tradizionali del contesto in cui viviamo. A volte attuiamo condotte originali, diverse, anticonformiste. Vi è, comunque, molta differenza tra l’anticonformismo e la devianza, anche se ambedue concretizzano comportamenti che deviano dalla norma.
La devianza può essere primaria o secondaria.
I comportamenti devianti vanno incontro ad un riconoscimento e ad un etichetta mento da parte dei sistemi di controllo della società.
Essi avvengono con maggiore probabilità in soggetti che possiedono determinati tratti di personalità.
In psichiatria c’è un disturbo di personalità specifico che è collegato alla commissione di atti antisociali.
La devianza nel corso del tempo ha visto un notevole progresso nelle teorie che tendevano a spiegarla e varie sono le branche scientifiche che se ne sono occupate.
Rifacendoci alla strutturazione dell’Identità personale ed alle influenze che le relazioni interpersonali esercitano sulla sua formazione, vorrei adesso richiamare la vostra attenzione su un aspetto particolare, che riguarda l’Identità negativa.
Da questa, sembra poi un percorso inevitabile giungere all’etichettamento.
Ed allo stigma, che costituisce un pregiudizio molto diffuso ed ipocritamente negato nella nostra società.
A livello sociologico ed antropologico, la teoria del contrasto tra le aspettative proposte e le risorse messe a disposizione per soddisfarle mi sembra molto degna di nota.
Da tutto quello che abbiamo detto circa il modello culturale, deriva che sociologicamente e democraticamente nulla da eccepire, così come psicologicamente tutto ciò induce alla motivazione all’agire, al dinamismo, alla speranza ed all’ottimismo.
Ma una scalata sociale proposta come raggiungibile dalla totalità degli associati, oltre a spingere al conformismo, attribuisce il fallimento alla responsabilità del singolo.
Questa discrepanza comporta un disadattamento, un disorientamento e la perdita delle coordinate entro cui ricercare modelli validi e legittimi di comportamento e di coesistenza.
Conseguenze ne sono diversi atteggiamenti conformistici, devianti o francamente criminali.
Si tratta di comportamenti che trovano più spesso terreno fertile in una società anomica.
Per quanto riguarda l’associazione tra devianza e criminalità, appare abbastanza chiaro, da quanto detto, che essa deriva dal contesto sociale e culturale dominante, ma soprattutto dal sistema dell’ordinamento giuridico a cui si fa riferimento. La stessa attività antisociale non deriva da elementi naturali umani, ma per definizione stessa, discende da un sistema di norme e di regole create da una determinata società e contro le quali il deviante procede.
Sono i sistemi del diritto che caratterizzano ciò che è considerato antigiuridico e quindi contrario alle norme penali, che proteggono il bene riconosciuto come tale dagli ordinamenti del Diritto.
Mentre per quanto concerne la predisposizione costituzionale alla criminalità nulla vi è che correli elementi costituzionali e propensioni all’azione criminale.
Il senso comune concepisce gran parte degli eventi criminosi (specialmente i delitti contro la persona e la sessualità) come commessi da soggetti “malati di mente”.
Emerge invece che le psicosi in genere non danno origine a gravi forme di reato, mentre la gran parte dei crimini appartiene a soggetti con disturbi della personalità.