Significato e percezione nell'opera d'arte

04.09.2013 14:19

 

Quando i nostri antenati non avevano ancora molta dimestichezza con la divinità e non erano ad essa tanto vicini, presero della materia e la plasmarono in immagini, infondendo magicamente in questa nuova sostanza una grande forza sovrannaturale. Inventarono l’arte e costruirono statue e graffiarono figure, edificando idoli capaci di compiere cose meravigliose e indicibili in virtù di quella forza sovrannaturale. I nostri antenati, non essendo capaci di creare delle anime, in fin dei conti, invocarono le anime delle divinità e le infusero nelle statue e nei disegni per mezzo di riti sacri.

Questa è la sintesi di un brano scritto in latino che offre una delle tante interpretazioni sull’origine della creazione degli idoli.

Al di là del significato religioso e spirituale, simbolizzato nella figura, l’idolo, statua o immagine che sia, è un’espressione artistica, laddove il senso etimologico del termine denota qualcosa creata da un artefice.

Ma cos’è l’arte, o meglio un’opera d’arte, e come la si deve intendere? Quale significato attribuirle o quale significato intrinseco indica?

Certo, in quest’ultimo caso l’opera d’arte assurge a ruolo di simbolo, poiché racchiude nella sua forma un significato che ricollega a qualcosa di inesprimibile altrimenti.

Ma negli altri casi?

Un’opera d’arte che abbia per soggetto un oggetto qualunque, comune, facilmente reperibile, ravvisabile ovunque, altrettanto facilmente e comunemente rappresentabile anche da chi artista non è, esprime qualcosa di fisico, oppure la sua concretezza rappresentata non ha nessun valore, lasciando, invece, il campo significativo solamente al concetto che intende indicare (“indicare” e non “esprimere”, poiché abbiamo dato per scontato che il senso oltrepassa la fisicità espressa)?

Se oltrepassa la fisicità, allora la figura rappresentata diviene esplicitamente la manifestazione dell’idea dell’oggetto, dell’immagine mentale che l’artista ha di quell’oggetto. Questo concetto riprende la filosofia platonica, ove qualsiasi manifestazione oggettuale di questo mondo non è altro che la rappresentazione, o la copia, di un’entità presente già nel mondo delle idee.

In questo senso, però, un’opera d’arte non ci direbbe niente, non susciterebbe null’altro in noi che una mera ammirazione per l’abilità e la perizia dell’artista.

Ma noi sappiamo che un’opera d’arte, invece, non è questo, non si limita alla pura tecnica, ma stimola in ognuno di noi corde emotive particolari, suscitando moti dell’animo, sensibilità, sensazioni e percezioni indefinibili. L’opera d’arte è quindi, qualcosa di particolare, di originale, e la sua unicità deriva direttamente dalla capacità dell’artista di tradurre per il pubblico, per l’altro, una percezione personale e del tutto privata, rendendola disponibile ad essere percepita e compresa, condivisa, nel suo messaggio ecumenico. E’ un oggetto che stimola lo spettatore a penetrare nel mondo ideale dell’artista.

Quest’ultima opinione, secondo me, sgombera il campo dal credere che ogni opera d’arte assuma un significato particolare a seconda della sensibilità, dello stato d’animo, della formazione culturale e spirituale e del gusto estetico del fruitore: essa possiede un solo significato, che è quello che intendeva esprimere l’artista nel momento in cui ha concepito la sua idea e poi l’ha tradotta in un mezzo fisico, quale può essere la tela o il marmo o la parola, creando un catalizzatore unidirezionale, rivolto verso il suo mondo, indicando la strada che conduce verso il suo mondo ideale.

Certo, ognuno di noi esperisce sensazioni estremamente personali di fronte ad un’opera d’arte, ma questo, a mio avviso, esula dal valore dell’oggetto artistico, poiché ognuno di noi può provare sensazioni particolari di fronte a qualsiasi cosa, indipendentemente dalla grandezza e dalla qualità dell’oggetto osservato: sensazione di pace e di serenità di fronte a un tramonto, di energia e di vitalità di fronte a un mare invernale, nostalgia dell’infanzia di fronte a un vecchio giocattolo rotto e dimenticato, calore natalizio di fronte a un aroma di mandarini. Ma queste non sono opere d’arte, nel senso che non sono manu-fatti, non sono creazioni dell’uomo.

La corretta lettura dell’opera d’arte deve indurre nello spettatore la stessa percezione provata dall’artista, poiché ne rispecchia l’emozione interiore, e in questo senso l’opera d’arte è insieme un qualcosa di estremamente privato e di estremamente pubblico, un moto partito dall’uno e condiviso pienamente e correttamente dai molti. In quest’ottica possiamo serenamente affermare che la sua simbologia stia racchiusa nella capacità di collegare il mondo interiore dell’artista con il mondo interiore del fruitore (simbolo = syn-ballo = lego insieme).

Affinchè l’opera, il manufatto, o l’artefatto, assurga a valore di opera d’arte, secondo me, deve possedere una qualità fondamentale: non deve esprimere qualcosa di intimamente personale dell’artista, un ricordo o un’emozione legato esclusivamente alla sua vita privata, ma deve contenere idee ed emozioni universali e archetipiche, altrimenti ridurrebbe il suo senso a quello prodotto dal mandarino o dall’oggetto rotto di cui parlavo prima, o di un fantastico tramonto, anche se quest’ultimo generalmente definito - impropriamente – un’opera d’arte.

In quest’ottica il ruolo dell’artista è grandissimo, poiché la sua libertà espressiva, e la sua creatività, lo rendono responsabile della possibilità di criticare e di proporre modelli sociali e ideali politici, nella misura in cui questi ideali sono universali e accessibili alla mente di ognuno di noi, e non solo della sua.

Può divenire così strumento di denuncia sociale e mezzo di provocazione oppure modello di proposizione per una società diversa, come avvenne per il Futurismo, per esempio.

La funzione importante dell’Artista è proprio quella dell’impegno sociale, allo scopo di orientare la Politica verso l’estetica, l’armonia e la comunione universale, proprio in virtù dell’humus di profonda sensibilità e riflessività che dimora nella sua anima particolare e originale.